Forest Feast

Image

Il primo progetto nomade del Nomad Program ha preso forma in Val di Fiemme, nel cuore del Trentino-Alto Adige, un territorio ancora segnato dalle ferite lasciate dalla tempesta Vaia del 2018 e oggi ulteriormente minacciato dall’infestazione del bostrico. Qui gli studenti del biennio specialistico in Design e Arti Applicate a Km 0 del MADE Program, guidati dal designer Harry Thaler, hanno intrapreso un viaggio di ricerca per interrogare il rapporto tra natura, crisi ecologica e possibilità di trasformazione attraverso il design.

Grazie alla collaborazione con ENAIP Tesero e con il Corpo Forestale del Trentino, i partecipanti hanno potuto esplorare da vicino i processi di riforestazione, osservando come le comunità locali rispondono con cura e competenza a un paesaggio in cambiamento. Hanno imparato come scegliere le specie da piantare, come pianificare i tagli e come estrarre il legno in modo sostenibile. Nel bosco hanno visto da vicino le tracce lasciate dal bostrico: solchi e sfumature bluastre, segni di fragilità ma anche di una bellezza inattesa.

Da queste esperienze sono nati due progetti complementari: Forest Feast e Blu Effimero.

Forest Feast ha preso forma attorno all’idea di una tavola: ogni elemento – piatti, bicchieri, utensili, complementi – è stato progettato e realizzato dagli studenti con il legno colpito dal bostrico. Le sue venature blu, spesso percepite come un difetto, sono diventate la cifra estetica del progetto. La tavola si trasforma così in un dispositivo simbolico: non una semplice mise en place, ma una riflessione condivisa sul rapporto tra materia, crisi e possibilità. Sedersi a questa tavola significa abitare una storia di resilienza, trasformare una ferita in valore, un limite in occasione di bellezza.

Blu Effimero, invece, nasce da un workshop di storytelling guidato dal fotografo Matteo De Mayda  e dallo scrittore Cosimo Bizzarri. È un mazzo di carte che, ispirandosi all’iconografia dei tarocchi, racconta l’evoluzione del paesaggio naturale e umano della Val di Fiemme e della Val di Fassa dopo Vaia. Ogni carta mette in scena frammenti di un futuro possibile, immagini poetiche e ironiche che parlano di comunità, fragilità, ricostruzione. Non si tratta solo di un esercizio narrativo, ma di uno strumento per ripensare il nostro immaginario collettivo: se una tempesta può sconvolgere un territorio, è anche vero che da quell’esperienza può nascere un nuovo patto di cura e di convivenza.

Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
Image
forest